venerdì, marzo 28, 2003

Come accrescere il proprio antiottimismo (mi dicono che sono ANTI etc) cosmico
Dalla newsletter di un noto sito di linguistica:

Iraqi Arabic Dialect Orientation Course on CD
Multilingual Books is proud to announce our latest CD course release: DLI (Defense Language Institute) Iraqi Arabic Dialect Orientation Course! Contents include greetings, courtesy phrases, time, and weather. As might be expected, there is substantial military-related content.
(Also available on cassette.) Cassettes: $69.00. CDs: $79.95.


ma la distribuzione di questo prodotto la faranno per posta AEREA??


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Si potrebbe aggiungere anche un Enduring Kiss, molto attuale. Anche se temo che in italiano evochi qualcosa decisamente più equivoco.




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giovedì, marzo 27, 2003

Per mancanza di moderazione nell’attaccamento e nelle aspettative, in passato (e quindi in futuro, riconosco una predisposizione) ho tradito delle amicizie, se disilludersene o abbandonare per rabbia o disinganno non è altro.

In realtà io non vi ho tradito mai, aspiro solo a interpretare qualcosa che vi irrita perchè non vi appartiene e in sostanza non appartiene nemmeno a me, la fuggevolezza che non può per natura appartenere e non si può donare; tanto, alla fine sono sempre io a sentirmi tradita perché questa fuggevolezza è una veste leggera e truffaldina e quel che elude scivolando via, santifica: è solo una contorta forma di concupiscenza.
Così sarò sempre vostra anche quando sarete via.


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Ieri ho pregato un amico che non vedo da tempi immemori (ho acquisito un certo savoir-faire nel procrastinare) di presentarmi ad una sua collega come "entità epistolare": infelice definizione giusto all’indomani di una strigliata da parte di un L. (se mi leggi, sì tu, “brusco”) per la mia scarsità di contributi ai nostri lunghi e piacevoli scambi di e-mail.
Dai… badatemi, no, va bene, sublimatemi così, in differita a volte penso sia l’unico modo.

Sì sì lo so, tutto ciò è orribilmente deprimente.
D’altra parte il mantra quotidiano oggi l’ho trovato in Self-help dei Turin Brakes.



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martedì, marzo 25, 2003

[...] Non siamo i soli a sentire come questa immagine, che nel corso degli anni si è fatta sempre più evanescente e idaele, sia impallidita e oggi diventi la caricatura di se stessa. Anche molti cittadini americani, che amano il loro paese, sono indignati per il crollo dei loro valori più genuini e per la hybris del potere che li governa. E'con loro che mi sento solidale. Al loro fianco mi proclamo filoamericano. Assieme a loro protesto contro il brutale esercizio del torto del più forte, contro la limitazione della libertà d'opinione, contro un uso politico dell'informazione quale solo uno stato totalitario ha mai praticato in passato, e contro quel calcolo cinico che considera accettabile la morte di migliaia di bambini e di donne, quando si tratta di tutelare interessi economici e potere politico.

No, non è l'antiamericanismo a offendere l'immagine degli Stati Uniti; non sono il dittatore Saddam Hussein e il suo paese già in larga misura disarmato a minacciare la maggiore potenza del mondo. Sono il presidente Bush e il suo governo che spingono i valori democratici al declino, che danneggiano il loro paese, ignorano le Nazioni Unite e con una guerra contraria al diritto dei popoli gettano il mondo intero nel terrore.

[...] Oggi molti si sentiranno scoraggiati, e con buoni motivi. Eppure, non possiamo far tacere il nostro no alla guerra e il nostro si alla pace. Cosa è successo? Il masso che avevamo spinto fino in cima, ora è di nuovo ai piedi della montagna. Spingiamolo allora di nuovo verso l'alto, anche se abbiamo il sentore che, appena raggiunta la vetta, ce lo ritroveremo ancora a valle. Questo, almeno questo, l'obiezione e la protesta senza fine, è e resta umanamente possibile.

Lo scrive Günter Grass. L'intero articolo si può leggere sul Manifesto, possibilmente accompagnato dalla lettera di Michael Moore a Bush, che si può leggere sul blog di Auro.


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giovedì, marzo 20, 2003

Al telegiornale l'inviata descrive i missili Tomahawk come "armi ad alta sopravvivenza", aggiungendo in corsivo "naturalmente la sopravvivenza è quella dell'arma stessa".
Un po' come un telegramma di cordoglio "vivissime condoglianze".
Che schifo.


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martedì, marzo 18, 2003

Per chi non si trova a suo agio con i viaggi organizzati, la scelta di una guida turistica è una faccenda delicata. Anzi, per chi come me si trova talmente poco a suo agio con i viaggi organizzati da non voler, appunto, organizzare niente a parte il volo (o quel che è), è decisamente una scelta pregiudicante.
Per quanto mi riguarda non nascondo di avere per le Lonely Planet una predilezione irrazionale almeno quanto l'imprescindibile antipatia per la Routard; temo che in parte sia una questione estetica e questo mi fa sentire colpevolmente frivola, ma ad ogni modo sfogliarle anche solo oziosamente m'ha sempre infuso una corroborante bramosia d'altrove.
Per questo motivo c'è chi, conoscendo le mie aspirazioni da globetrotter, in parte cerca di incoraggiarle e in parte di ridimensionarle (specie se poi vaneggio di una sua partecipazione): ricevo così in regalo guide di luoghi inaccessibili per le mie finanze mettitelo nella zucca, su cui per il momento mi limito a sbavare.
Ma altre guide sono state complici di un viaggio reale: consumatissime, fidate quotidianamente infilate ed estratte dallo zaino innumerevoli volte, consultate per strada, sul treno sull'autobus per deliberare sull'immediato futuro o confermare quanto appena vissuto.
Impossibile non fare oggetto di devozione simili strumenti.
Per esempio la guida di Madrid consigliava una tappa obbligata per tutti i bibliofili: il Museo del Libro, annesso alla Biblioteca Nacional, un'esperienza veramente gratificante. All'epoca della nostra visita il museo era vuoto, o meglio, con noi c'era solo la guardia che era scesa ad aprircene le porte, le sale erano tinteggiate di scuro e illuminate fiocamente, gli antichi volumi e le miniature rilucevano. Io naturalmente ho perso una buona quantità di tempo, incantata, nella sala dedicata alla scrittura ma c'erano anche dei box con touch screen da cui si poteva scegliere fra brevi deliziosi documentari ologrammati: ed essendo gli unici visitatori, ci siamo seduti sulla moquette e ce li siamo visti tutti. La luce scarsa, il silenzio e il fascino delle pagine (di manoscritti arabi, Torah, Libri delle Ore) celate dietro quelle esposte suggerivano l'amorevole protezione del sapere come misterioso, rassicurante balsamo.
Impossibile poi non fare oggetto di vera e propria venerazione la guida quando ci si trova in uno strettissimo rapporto di empatia con il giornalista redattore:

"Una delle caratteristiche più appariscenti di Madrid è la mancanza di un corso d'acqua che sia percepibile come tale. Infatti il Río Manzanares, un patetico rigagnolo dalla portata scarsissima, non attraversa il centro della città come il Tamigi, la Senna o il Tevere e la maggior parte dei visitatori lascia Madrid senza sapere che nella capitale spagnola scorre un fiume."

Patetico rigagnolo??
Vi amo. Dobbiamo assolutamente andare ad assicurarci della veridicità dell'affermazione. Almeno per confermare il cattivo gusto geografico di Manzoni, che usa il Manzanarre ne "Il 5 maggio" come metaforico, epico finis. In fin dei conti Goya vi si affacciava dalla Quinta del Sordo, e sappiamo tutti che i suoi ultimi giorni non furono certo contraddistinti da lucidità mentale.

A proposito, cercando su Google "Manzanarre":

... Giovanna: gran camminatrice, esperta delle montagne tra in Manzanarre e il Reno
(qualcuno mi dice dove si trova in Manzanarre??), mega-capo-progetto in una ..
www.bicio.info/montagna/monte_bianco_racconto.htm - 19k - Copia cache - Pagine simili

... In qualsiasi città del mondo, da New York a Pechino, dalle Alpi alle Piramidi, dal
Manzanarre al Reno (ma dove è il Manzanarre, maledizione?!), uno trova una ...
www.giampierorselli.it/MODA.htm - 45k - 16 Mar 2003 - Copia cache - Pagine simili

Nella Lonely Planet dell'India del Nord si trovano invece considerazioni incoraggianti se non altro perchè vi si promettono dei gloriosi réportages:
"Probabilmente svilupperete un rapporto molto stretto coi bagni indiani, specialmente se vi capiterà (ma senza dubbio vi capiterà) di soffrire di problemi intestinali. Dopo il vostro ritorno a casa, vi potreste ritrovare a cena con gli amici a raccontare le vostre avventure nei bagni indiani (immagine deliziosa!) per settimane".

Infine, per analogia, mi viene in mente un viaggio in cui non disponevo dell'amata guida: a Parigi, les egoûts - le fogne - che erano incluse nelle visite della carte musées, mi ponevano il problema d'essere pronta per un'esperienza singolare, non avendo messo in valigia stivaloni da pesca e spray rattifugo ed essendo anni che non rileggevo i libri-gioco con Indiana Jones. Si rivelarono una castrazione per il mio spirito avventuroso, un umido supplizio di cartelloni monografici su "I Miserabili" di Victor Hugo.
Ma più che altro, erano evidentemente più pulite dell'appartamento che ci ospitava. E questo guastò irrimediabilmente il mio appetito.





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giovedì, marzo 13, 2003

carissima,
sono contenta, ho già letto tutto con un entusiasmo voyeur verso cui sarò indulgente... è solo affetto e in qualche modo gelosia per il fatto di non appartenere in fin dei conti alla tua vita giornate piene e vuote, il dispiacere per il fatto di non vederti spesso ch'è acuito *da* ogni incontro, in cui è passato sempre troppo tempo e svela puntualmente come la lista delle affinità che mi piace enumerare sia ancora sorprendentemente inesaurita, nonostante su di te il vizio dell’inadeguatezza non s’imponga, non lasci strascichi evidenti e ciò che ci accomuna s’accordi meglio, calzi come un'incantevole accezione, o un'eccezione di incanto.
pensavo, non volevo forzarti a fare niente (ad aggiungere niente), quel che volevo ma sono stata invadente e me ne dolgo - quando rifletto tanto divento impulsiva - era solo averti vicina quanto questo, leggere, possa surrogare.



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lunedì, marzo 10, 2003

"Questo è Samar" disse. "Vuole leggere tutto".
Bello, no? Una presentazione del genere dà un sottile piacere.
Così mi vedeva: come un autodidatta, un fanatico della cultura intenzionato a non lasciarsi sfuggire nulla.
Sottile, ma colmo di malinconia per tutto ciò che invece sfugge.

* Pankaj Mishra, I romantici


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giovedì, marzo 06, 2003

Vorrei spezzare una lancia in favore di quelli che dimenticano.
Non so perché, per un paio di persone sono stata importante davvero – pare - mi portavano dell'affetto, cosa a cui non ho creduto mai, specie nel momento in cui veniva offerto o dichiarato e sono le persone con cui sono stata più crudele, quel che dicono ‘vera’ (“sei la persona più vera che conosco”) per intendere ‘stronza’ ma con masochistica ammirazione.
Mi riempie di stupore constatare con quale ostinazione abbiano dimenticato, con quale leggerezza siano disposti a rimuovere le tracce di ieri calcandole ancora, persuasi che due passaggi non avranno la forma di 'due volte le passate impressioni’.
Una fiducia che non t’ho mai restituito né tanto meno concesso d’avere in me, ti fa articolare un implicito discorso d’affetto sperando che io capisca. E io capisco, e ciò che dici mi commuove.



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mercoledì, marzo 05, 2003

Insomma, a me piace la Nothomb. Ha una scrittura limpida e feroce e il piglio Grand Guignol. I dialoghi dei suoi personaggi, in genere piuttosto biechi (se non rivoltanti) ma raffinatissimi, si svolgono a ritmo vertiginoso incalzando verso un colpo di scena che spesso, al di là delle confessioni criminose, è semplicemente la portata distruttiva e annientante dello “scambio”.
A suo favore devo aggiungere poi l’opportunità dei titoli, solitamente piuttosto accattivanti: Igiene dell’assassino, Stupore e Tremori (questo sembra Idealismo Tedesco), Metafisica dei tubi, Cosmetica del Nemico…
Premesso tutto ciò, francamente quest’ultimo m’ha leggermente deluso. Non mi fraintendete, il libro è scritto sempre con una massiccia dose di bravura e la storia si svela in crescendo, senza rinunce alle rivelazioni ‘scabrose’ così familiari ai lettori della Nothomb. Forse troppo familiari.
A proposito di scrittura (ma vale anche per la musica) mi chiedo spesso dove sia il confine oltre cui la riproposizione del marchio con cui l’artista si definisce trasformi lo stile nell’esaurirsi stesso della propria arte. Ad esempio, Arturo Perez-Reverte, i cui primi romanzi ho divorato (e comunque consiglio), mi è poi venuto a noia perché mi sembrava avesse preso gusto alla scritturia in serie: a parer mio, arrivato a “La carta sferica” avrebbe potuto rilegare insieme i vari volumi e bearsi di un’opera perfettamente circolare. Nomi cambiati, cambiato il contesto, ma romanzi in sostanza sempre identici.
Non tutti però ne hanno lo stesso giudizio. O sono meno sensibili a certe ‘ricorrenze’, a certi schemi
oppure sono io a non perdonare più il suo stile allo scrittore.
Più probabilmente la seconda.
E infatti, so che è banale, ma la mia perplessità riguarda proprio questo: fin dove uno scrittore è ‘responsabile’ della sua scrittura?


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lunedì, marzo 03, 2003

Ah, la società dello spettacolo!
E chi pensava di essere così attuale e tempestiva?
Nel "Cell block Tango" di Chicago si fa giusto il racconto di sei delitti esemplari...

Ero curiosa, ma non avevo delle aspettative eccezionali (ovvio, tutte quelle nomination inibiscono): invece me lo sono proprio gustata! E lo devo consigliare davvero, perchè no? anche a chi di solito non ama particolarmente il musical (a me 'non dispiace' il genere, ma la tiepidezza dell'affermazione non è casuale).
Oltre tutto, regala delle performance straordinarie da parte di tutti gli attori: anche Richard Gere che ultimamente mi irritava non poco, e anche il non-protagonista John Reilly, che apprezzo specie quando si ritrova ruoli 'disarmanti' come quello che interpreta in questo film (ma anche in "Magnolia").
Magari è perfino la volta buona che la Zellweger riesce a togliersi di dosso l'etichetta 'Bridget Jones'...


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